Corruzione per Appalti Pubblici

Dopo più di cento perquisizioni eseguite in undici regioni, la Procura della Repubblica di Roma nell’ottobre 2015 procedeva all’arresto di dieci persone, tra le quali vi era anche la Dama Nera, responsabile a tutti gli effetti dell’ufficio mazzette di Anas, Azienda Nazionale Autonoma delle Strade con socio unico il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Un giro di corruzione alimentato anche da altri funzionari statali.

Delle persone arrestate, per cinque funzionari Anas si aprivano le porte del carcere, mentre tre imprenditori, finivano agli arresti domiciliari; a questi ultimi si aggiungevano anche l’avvocato, che aveva assunto il ruolo di navetta per il trasporto delle tangenti, e un politico del Pd, presidente della regione Calabria dal 1999 al 2000, deputato dal 2001 al 2006 e sottosegretario alle Infrastrutture del governo Prodi.

Corruzione del Funzionario per l’ottenimento dell’Appalto pubblico

La storia è sempre la stessa.

Funzionari pubblici che utilizzano la propria posizione per fare affari con imprenditori alla ricerca di appalti o di altre forme di contrattazione con la Pubblica Amministrazione e con società a partecipazione interamente pubblica.

Nessun tipo di attività veniva più svolto senza il previo pagamento di tangenti, da corrispondersi anche per accelerare un pagamento che la società doveva in virtù di lavori eseguiti da società private.

La condizione veniva fatta precipitare Anas Spa è da brividi.

Un’organizzazione criminale collegata anche con la malavita calabrese; un sottobosco di mazzette, voti di scambio, minacce e pressioni indebite; una struttura corruttiva che ha fatto crollare una delle più importanti società pubbliche nel torbido dell’illiceità.

Il vertice della cellula criminale era rappresentato da Antonella ribattezzata dai finanzieri che avevano condotto le indagini la Dama Nera.

Il dirigente delle Tangenti

Una donna che, ufficialmente, era il capo del coordinamento tecnico amministrativo, ma che in realtà si recava quotidianamente al lavoro con il solo scopo di gestire il flusso della corruzione, conteggiando le tangenti incassate e facendo attività di recupero crediti, anche mediante modalità piuttosto aggressive, con quei privati che risultavano morosi o che avevano adempiuto solo in parte al proprio obbligo di pagamento.

Gli indebiti compensi venivano chiamati dalla Dama Nera ciliegie, farmaci antinfiammatori, topolini e talvolta libri; le tangenti incomplete, che necessitavano di un’integrazione, erano definite ciliegie smozzicate, con una fantasia per la verità non troppo spiccata.

Ovviamente la donna non era sola a gestire l’intero traffico della corruzione.

Ella era coadiuvata da altri funzionari dell’azienda statale, come Oreste, responsabile del servizio incarichi tecnici, nonché Sergio Serafino, dirigente dell’area progettazione; ma vi erano anche funzionari di livello inferiore, quali Giovanni e Antonio.

Tutti pronti a fare la propria parte nel sodalizio criminale.

Corruzione Lavori Autostrade

Il centro nevralgico degli affari era costituito dagli appalti per i lavori sulle autostrade, importante malloppo sul quale in molti erano pronti a gettarsi.

Secondo le indagini, in questo settore specifico gli importi pagati in tangenti ammontavano a più di 200 mila euro, per potersi aggiudicare progetti per centinaia di milioni di euro.

Un esempio di ciò è costituito dal progetto relativo alla strada statale dello Stelvio, nel tratto vicino a Sondrio, con riferimento al quale la Dama Nera aveva incassato tangenti per velocizzare i pagamenti dell’Anas per i lavori di realizzazione della Variante di Morbegno.

Non solo. La stessa aveva inoltre intascato un bel sacchetto di ciliegie, del valore di 150 mila euro da corrispondersi in sei rate tra il dicembre 2014 e l’agosto 2015, regalato dagli imprenditori, che tentavano in tal modo di ottenere il nulla osta per la cessione di un ramo di azienda.

Il sacchetto di ciliegie fruttava agli imprenditori anche l’aggiudicazione a trattativa privata, quindi senza gara, di un appalto per la realizzazione di una strada; un affare da 145 milioni di euro.

Ma le attività della Dama Nera non si limitavano di certo all’incasso della mazzetta.

La donna, una volta eseguite le aggiudicazioni degli appalti, pretendeva anche di interferire nello svolgimento dei lavori, “consigliando” società a lei vicine ad esempio per l’acquisto delle materie prime o per la gestione del cantiere.

Gli Affari con Ndrangheta e Associazioni per delinquere della Calabria

In tale organizzazione si inseriva in questo modo il coinvolgimento della ‘ndrangheta; la Dama aveva infatti più volte suggerito alle aziende vincitrici di appalti in Calabria di subappaltare alcune opere a ditte di imprenditori dalla provata contiguità alla criminalità organizzata.

Nel comune di Palizzi, la dirigente aveva espressamente chiesto che fossero assunti operai e geometri dalla ditta vincitrice dell’appalto, esercitando inoltre pressioni su quest’ultima affinchè la fornitura del calcestruzzo e il movimento terra fossero affidati ad una persona di sua fiducia, che a suo dire avrebbe garantito la sicurezza del cantiere e l’impermeabilità da indebiti interventi di gruppi criminali del luogo.

A ciò si aggiungeva anche la compravendita di voti, il c.d. voto di scambio, una pratica vecchia come le elezioni democratiche.

Venivano puntualmente promesse assunzioni in Anas Spa in cambio di pacchetti di voti in Calabria, regione tanto cara alla Dama Nera e sede privilegiata dei suoi affari, da destinarsi al fratello, candidato Udc nel 2014.

Dopo la mancata elezione, la donna aveva preteso che al consanguineo venisse affidato un importante incarico in una società partecipata della Regione Calabria.

Indagini tramite intercettazioni Telefoniche ed ambientali

Tra le attività investigative svolte, quelle certamente più proficue erano rappresentate dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, grazie alle quali i finanzieri, oltre a ricostruire le varie dinamiche esistenti all’interno del gruppo criminale, riuscivano anche a scovare parte del denaro incassato dalla Dama Nera.

Spesso la donna parlava infatti di farmaci antinfiammatori collocati presso l’abitazione della madre malata e così dava la possibilità agli inquirenti di trovare lì una somma di 70 mila euro in contanti e gioielli.

Si trattava soltanto di una delle innumerevoli perquisizioni eseguite, oltre cento.

Grazie alla ricostruzione punto per punto degli accadimenti, era possibile giungere all’incriminazione anche, come detto, degli imprenditori, imprenditori catanesi occupanti i vertici di una grande azienda del meridione, la Tecnis, aggiudicataria di appalti per oltre 800 milioni di euro l’anno.

Tra le grandi opere compiute da questa vi sono l’anello ferroviario e il collettore fognario di Palermo, il porto di Catania e quello di Ragusa, l’interporto di Catania e parte della Salerno – Reggio Calabria (i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti), sino ad arrivare al viadotto Scorciavacche sulla Palermo – Agrigento, franato nel dicembre 2015 dopo solo una settimana dall’inaugurazione.

Insomma, opere che, oltre a non essere eseguite a regola d’arte, rischiavano di porre in pericolo la vita stessa dei cittadini. Ciò nonostante l’incasso di cifre a sei zeri per la loro realizzazione.

Corruzione, associazione a delinquere e voto di Scambio

Le accuse elevate riguardavano i reati di associazione a delinquere, corruzione e voto di scambio.

In particolare quest’ultimo delitto rintraccia la propria disciplina nell’art. 416 ter c.p., secondo cui chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’art. 416 bis c.p., ossia le modalità mafiose, in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti.

Si tratta di un reato completamente riscritto dall’art. 1 comma 1 della legge 17 aprile 2014 n. 62, che ha introdotto una struttura del reato bilaterale, punendo da un lato la promessa del mafioso, ovvero del suo intermediario, dall’altro la promessa del politico di favorire l’associazione mafiosa promettendo la dazione di denaro o di altra utilità.

A tale accusa, come visto, si aggiungevano i due delitti previsti dall’art. 319 c.p., la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, e dall’art. 416 c.p., l’associazione a delinquere.

Il primo infligge una pena da quattro a otto anni di reclusione al pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o aver ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o aver compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa.

Il secondo sanziona con la reclusione da tre a sette anni i soggetti che, in numero uguale o maggiore a tre, si associano allo scopo di commettere più delitti, promuovendo o costituendo od organizzando l’associazione.

I semplici partecipanti sono invece puniti con la reclusione da uno a cinque anni.