L’inchiesta Vitruvio, per reati che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio, è approdata con diverse condanne in primo grado.
È tristemente scontata e comune la prassi di corrompere impiegati comunali e della pubblica amministrazione al fine di agevolare l’iter burocratico di concessioni edilizie che frutteranno ai costruttori un bel po’ di soldi.
Quasi non ci si fa più caso; si apre il giornale, si legge della solita storia di mazzette, si apprende di tangenti pagate a quello o all’altro funzionario, si volta pagine e si va avanti con le notizie di sport.
Niente più stupore, niente più indignazione, soltanto una totale e completa assuefazione.
La procura di Roma invero, sin dal gennaio 2015 aveva effettuato i primi arresti nell’ambito di un’inchiesta che vedeva coinvolti diversi funzionari e impiegati del Campidoglio, inseriti stabilmente in una rete di appalti e tangenti per lavori di costruzione e ristrutturazione nei quartieri di Roma Nord.
I guadagni sono talmente elevati da rendere comunque possibile il pagamento di diversi pubblici ufficiali compiacenti, essendo la trota molto grande e quindi divisibile per molte persone, evidentemente sempre pronte a comprare o peggio ancora a farsi comprare.
Ci sono molti punti di vista in tema di corruzione: c’è chi sostiene che sino a quando gli impiegati pubblici avranno stipendi non adeguati ad un tenore di vita sufficientemente tranquillo, essi saranno sempre in vendita, pronti ad arrotondare concedendo i propri favori al miglior offerente.
Ma c’è anche un altro aspetto, non è detto che chi abbia uno stipendio elevato sia soddisfatto dei propri guadagni e riesca ad evitare di finire in certi giri.
La verità è un’altra: non importa a quanto ammonti il proprio conto in banca o quanto sia cospicuo il proprio patrimonio, l’avidità umana comunque non conosce limiti né confini.
È questa la realtà; il mettersi in vendita non dipende dalla nostra ricchezza ma dalla nostra coscienza.
Indagini Vitruvio – Abusi edilizi a Roma
Le investigazioni come detto sono state compiute dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, mediante l’ausilio delle Unità Speciali delle Fiamme Gialle, comandate dal generale Gennaro Vecchione nell’ambito dell’operazione Vitruvio.
Dall’attività di indagine è emersa una rete in cui vigeva un vero e proprio tariffario, a seconda dell’operazione o omissione da portare a termine. Tremila euro per avviare i lavori e diecimila per finirli, ottomila per una variante in corso d’opera, duemila per evitare o ammorbidire le ispezioni della Asl.
Queste le cifre che hanno portato in un primo momento a 22 arresti e a 42 indagati, con l’applicazione in corso di indagini di 11 misure cautelari emesse nei confronti sia dei dipendenti pubblici che degli imprenditori, con le accuse di corruzione o concussione.
Di fondamentale importanza sono risultate le intercettazioni telefoniche, strumento di indagine la cui efficacia risulta sempre decisiva, dalle quali sono emerse relazioni corruttive evidenti: il termine “latta” veniva utilizzato per riferirsi al denaro e, segnatamente, alla cifra tonda di 100 euro.
Tramite le intercettazioni si è poi giunti all’identificazione di nomi in codice utilizzati per riferirsi ai soggetti coinvolti: “lo squalo” individuato in Massimo Mazzucco, tecnico del dipartimento dell’Urbanistica, nonché “la piranha”, ossia l’ispettrice regionale della Asl Rita Del Brocco.
Ne è emerso un contesto inquietante in cui chi dovrebbe svolgere ordinarie mansioni di impiegato pubblico si trasforma in un falco pronto ad attaccare la preda. A volte gli imprenditori non possono sottrarsi all’opera di concussione di questi indecenti funzionari, l’unica strada è la denuncia.
Le condotte illecite avevano lo scopo di ottenere i permessi di costruire, nonché di chiudere un occhio durante i controlli nei cantieri, per le opere riguardanti l’edilizia residenziale tra Casalotti e Boccea.
I funzionari pubblici arrivavano a chiedere soldi anche per ciò che era lecito, tanto da portare allo stremo gli imprenditori che, a un certo punto, esausti, hanno denunciato tale situazione.
Condannati in primo grado
I processi sono ancora in corso, ragion per cui non vi sono provvedimenti che decidano (con passaggio in giudicato) nel merito circa la responsabilità penale dei presunti autori dei reati.
In questa fase tuttavia sono già state emesse le condanne per Maurizio Paiella (responsabile reti fognarie, 7 anni e 9 mesi di reclusione) e Franco De Angelis (imprenditore, 2 anni e 8 mesi di reclusione).
Per Giovanni Ceci è sopraggiunta la prescrizione del reato.
In particolare il Gip di Roma aveva già disposto la custodia in carcere per Giovanni Grillo, funzionario del XIV Municipio; sono invece agli arresti domiciliari Daniele Cacchioni e Massimo Mazzucco, tecnici del IX Dipartimento del Comune (Programmazione e attuazione urbanistica) e due ispettori della Asl Rm E, Franco Di Carlo e Rita Del Brocco; è stato disposto l’obbligo di firma per gli imprenditori Federico SavoSardaro, Antonio Serratore, Silvio Santamaria, Fabrizio Fontana, Alfonso Bruno Fattibene e Paolo Bacolini e infine, sono scattate anche le perquisizioni, tra cui quella al IX Dipartimento, ove le Fiamme gialle hanno chiesto di acquisire documenti a partire dal 2010.
Nell’ordinanza del gip si parlava di un «fenomeno di corruttela radicato all’interno degli uffici tecnici del Comune e destinato a espandersi ove non debitamente interrotto» e ancora «dalle intercettazioni si desume che, se lasciati in libertà, gli indagati possano adoperarsi per avvisare complici e favoreggiatori, predisponendo testimonianze di comodo o l’allontanamento di soggetti identificabili».
In altri termini si pagava per ottenere l’autorizzazione sia inizialmente sia nella fase esecutiva, quando i tecnici dell’ispettorato edilizio dei Municipi effettuavano i controlli nei cantieri e omettevano dietro compenso di contestare gli abusi.
Tant’è che sono stati condannati anche Massimo Gaiarin (anni 2, mesi 8), ed i funzionari dell’ispettorato edilizio Claudio Guidi e Maurizio Sabatini per “non aver visto gli abusi edilizi” in alcuni cantieri.
Corruzione nel Comune di Roma – uffici edilizi
Come detto, il rischio è quello di abituarsi a simili scenari; di essere già pronti, qualora si inizino attività imprenditoriali, ad essere contattati da persone che vogliono la propria parte, inserendosi abusivamente in progetti che non li riguardano e abusando della propria posizione di burocrati.
Del resto, per dirla con Tacito corruptissima re publica plurimaeleges.
Il nostro legislatore ha probabilmente già voluto instillare la corruzione nei rami della propria amministrazione, per rendersene conto basta tentare di capire quali sono le norme che regolano l’edilizia e l’urbanistica in generale.
Tecnici navigati come architetti o avvocati fanno fatica a capire se un intervento possa o meno essere fatto, l’iter di una pratica che deve essere approvata è pressoché infinito ed è scontato che in questo lungo cammino si incontrino persone che approfittino della propria posizione e del loro potere di bloccare tale snervante iter.
Quando questa è la normativa non ci si può certo stupire della difficoltà persino di rintracciare i responsabili di una decisione.